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04 03 2014 | Rimini | Crisi dei vongolari, Arlotti chiede tolleranza sulla taglia del pescato

Martedì, 04 Marzo 2014

tortora-scuroRimini | Crisi dei vongolari, Arlotti chiede tolleranza sulla taglia del pescato

 

Il caso del presidente della cooperativa dei pescatori, Giancarlo Cevoli, incatenatosi ieri davanti alla sede della capitaneria di porto a Rimini per via della crisi che attraversa il settore della coltivazione delle vongole è emblematico. Oggi arriva la proposta del parlamentare riminese Tiziano Arlotti (Pd). "Per aiutare i pescatori a superare la crisi occorre ripristinare una tolleranza del 10% sulla taglia del prodotto pescato, consentendo loro di evitare pesanti sanzioni visto che una quota di piccoli pesci e molluschi vengono in ogni caso raccolti anche con le reti con maglie a norma di legge", chiede Arlotti con un'interrogazione al neo ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Maurizio Martina.

 
I numeri riportati nel testo dell'interrogazione sono significativi, tutti col segno meno, e parlano di una recessione che va avanti da dieci anni: –40% le catture, –38% l'occupazione, –31% la redditività di impresa, +240% i costi di produzione. C'è anche un incremento. Quello del 53% del deficit della bilancia commerciale.


Se quindi ogni anno il Ministro delle politiche agricole dispone il blocco temporaneo dell'attività della pesca per periodi legati alle esigenze biologiche di riproduzione e crescita delle specie marine, e se i regolamenti europei recepiti dall'Italia sottopongono a criteri più rigorosi gli attrezzi da pesca per evitare il prelievo eccessivo di individui sottotaglia, questo non può avvenire a discapito della categoria.


"In conseguenza di tali disposizioni, nel Compartimento marittimo di Rimini su tre anni di attività la pesca delle vongole è stata esercitata complessivamente per sette mesi, mettendo in seria difficoltà i lavoratori del comparto ittico e le loro famiglie. E nonostante il preciso rispetto da parte dei pescatori delle disposizioni che prescrivono maglie più larghe per impedire la pesca di piccoli molluschi, o la minore distanza di 0,3 per le draghe usate per la pesca di bivalvi, resta pur sempre una quota "fisiologica" di pesce e molluschi sottomisura che vengono ugualmente pescati, e che mette quotidianamente gli operatori a rischio di pesanti sanzioni di carattere anche penale", spiega Arlotti per avvalorare la sua proposta.


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